TORNA A PRIMA PAGINA


QUANDO SI INVECCHIA?

Una domanda ci ha molto colpito: “Quando vi siete accorti di invecchiare?”.

Subito mi è venuto in mente il giorno che mentre passeggiavo in città guardando vetrine, ho visto davanti a me una signora che assomigliava a qualcuno che conoscevo, mi sforzavo di ricordare a chi e piano piano mi è venuta in mente mia madre. “Ecco a chi assomiglia, a mia madre!” mi sono detta… Mi specchiavo in una vetrina.

Allora mi sono resa conto di essere invecchiata e che l’immagina interiore che avevo di me stessa non corrispondeva più a quella che vedevo riflessa esternamente. Dovevo cominciare a mettere a punto le due immagini… Ero diventata una distinta vecchia signora come lo era stata mia madre!

Quando ho compiuto sessant’anni mi sono sentita un Generale, pensavo: “Ora posso essere me stessa, posso dire e fare quello che voglio, non devo più essere brava.

 

Quando sarò vecchia mi vestirò di porpora,

con il cappello rosso che non si intona e che non mi dona,

e la mia pensione se ne andrà in brandy e in guanti estivi

e in sandali di satin, e dire che non abbiamo soldi per il burro.

Quando sarò stanca mi siederò sul marciapiede

E ruberò la roba nei negozi e suonerò gli allarmi

E passerò il bastone lungo tutte le cancellate

E mi rifarò della sobrietà della mia giovinezza.

Uscirò in ciabatte sotto la pioggia

E raccoglierò i fiori nei giardini degli altri

E imparerò a sputare.

                                                  Warning, Jenny Joseph.


VECCHIO, ANZIANO, TERZA ETA’

 

In uno dei nostri incontri si è parlato del fastidio che spesso queste parole, quando vengono pronunciate, danno alle persone a cui sono rivolte. L’anziano quasi sempre è l’altro. Sarebbe meglio, si è concluso, imparare ad essere consci del proprio divenire.

Il giovanilismo e il senilismo sono come si è detto due modi di invecchiare che se estremizzati non danno certo serenità agli ultimi anni della nostra vita.

 

Ci ha molto colpito l’idea di ‘Terza Età’ come novità nella storia dell’uomo. Abbiamo pensato alla contraddizione che stiamo vivendo nella società attuale: c’è un numero sempre maggiore di anziani in un mondo che sembra creato solo per la giovinezza, la bellezza e la salute. Durante i nostri incontri si sono fatte varie considerazioni su questo argomento: si è parlato di come i problemi come la salute, l’autosufficienza e l’invalidità siano affrontati nella nostra società e di come potrebbero essere risolti in tempi futuri, in cui si prevede un numero di anziani sempre più alto. I problemi sono stati trattati sia sotto il profilo economico che di assistenza: molti anziani infatti sono single o fanno parte di famiglie in cui non ci sono più quattro nonni con molti nipoti, ma un nipote con tanti nonni (pensando anche alle famiglie allargate, sempre più numerose). Inoltre ci ha molto colpito, perché non ci avevamo mai pensato, l’idea che la vecchiaia come l’adolescenza, sia un periodo di transizione, con momenti di crisi e cambiamenti ora lenti ora veloci.

 

Ritornando al Giovanilismo e Senilismo, ci è stato spiegato che sono due aspetti insiti nella personalità di tutti e che ci servono entrambi, ci completano (il giovanilismo, fonte di progetti, con la curiosità, la voglia di esplorare e di espandersi; il senilismo, con la perseveranza, l’organizzazione, la prudenza, ecc.). Quindi se si riesce a trovare un equilibrio a queste due tendenze si può sperare in una vecchiaia serena.


Sei Giovane o vecchio?

 

Sono giovane come la mia speranza
vecchio come il mio scoraggiamento
sono giovane come la mia fede
vecchio come il mio dubbio

sono giovane come le mie aspirazioni
vecchio come le mie lagne

sono giovane come il mio sorriso
vecchio come il mio broncio

sono giovane come le mie conquiste
vecchio come le mie abitudini
sono giovane come il mio amore
vecchio come il mio rancore

sono giovane come la mia dolcezza
vecchio come la mia durezza
sono giovane come la mia gioia
vecchio come la mia noia
                                                 Maurizio Giordano

 

Vorrei cominciare con una simpatica battuta detta da Lino Banfi una sera quando è andato a ritirare un premio dedicato a Rodolfo Valentino. Ho aperto per caso la TV e vedendo il simpatico attore mi sono soffermata a guardarlo. Rispondendo a una domanda della presentatrice, disse che spesso, con amici della sua età, si interrogano su quando si può dire che cominci la vecchiaia ed era giunto alla conclusione che corrispondeva a quando tra marito e moglie per capirsi quando si parlano, devono ricorrere alle cure dell’o.r.l. Ha poi raccontato una divertente barzelletta in pugliese. E ho ripensato alla carriera di questo bravo attore, iniziata con filmetti di 3°serie pseudo erotici e teatro vario per arrivare alla fortunata serie di nonno Libero, dando a tutti la certezza di aver trovato così il giusto ruolo. Questo personaggio così saggio mi è piaciuto molto perché, (anche se a volte un po’ edulcorato) mi ha sempre dato un’immagine positiva in quanto mentalmente giovane e pronto ad ascoltare i problemi dei nipoti che in lui hanno trovato un valido alleato.

Mi ha fatto riflettere invece, il criterio con cui generalmente ci si pone di fronte al problema della vecchiaia, scambiandola spesso solo con la perdita dell’autosufficienza.

Anche quando ho chiesto a qualche conoscente di frequentare questo Percorso assieme sono stata guardata come un marziano che parlava un’altra lingua. Ciò mi ha spiazzato e non ho avuto argomentazioni sufficientemente convincenti.

Oggi che l’ho completato non potrebbe succedere perché saprei cosa rispondere.

Ho aderito con una certa serenità (anche se avevo una piccola perplessità, subito fugata) alla proposta di partecipare a questo Percorso proprio perché ho sempre desiderato affrontare questa fase della vita, preparata, aperta alle novità, viva.

Devo dire che l’età anagrafica non mi ha mai interessato più di tanto, ma ho sempre avuto chiara visione di come volevo invecchiare:rimanendo di questo TEMPO.

Ho così appreso che dovremo prepararci ad affrontare, dal punto di vista antropologico, una dimensione nuova della società. Secondo statistiche dichiarate ottimistiche, risulta che la nostra società italiana sarà sempre più composta da adulti e da anziani. Questo cambiamento strutturale dell’attuale scala piramidale, che ha sempre avuto i neonati e i giovani alla sua base,avverrà, secondo statistiche certe, tra poco più di una ventina d’anni circa. Comporterà il suo inverso. Troveremo gli adulti e gli anziani alla base e all’apice i neonati. Le cause sono la forte denatalità e le aspettative di vita che si sono allungate di tre anni ogni dieci. Durante le conversazioni del mattino, abbiamo analizzato tutto questo, cosa quest’inversione comporterà e quale peso sociale avranno gli anziani (siano essi di terza o quarta età) in quanto detentori di potere tramite la ricchezza (quindi potere d’acquisto) e il potere elettorale e tutto ciò che verte attorno a questi argomenti. E’ ovvio che occorre avere chiara questa realtà per prepararci a ragionare, per capire e vivere in modo consapevole questi cambiamenti.

Ci siamo avvalsi anche dell’ausilio di un paio di film per poter comprendere gradevolmente e così analizzare e raccontarci di comportamenti di singoli personaggi che cercavano di vivere la terza-quarta età in modi diversi ma non dissimili di molto dalla realtà odierna. O da sprovveduti come se improvvisamente un mattino ci si trovasse sessantenni incapaci di dare senso alle nostre giornate perché fuori dal ciclo produttivo e questo ci spiazza, o elaborando sentimenti che dovrebbero caratterizzare e dare senso alla vecchiaia. Quali? Quelli legati alla consapevolezza che il tempo che ci è dato di vivere è limitato.

Questa certezza deve caratterizzare la qualità del mio tempo.

Del film “Una storia vera”, legato a quest’argomento, mi è piaciuta la tolleranza del protagonista nei confronti degli avvenimenti che l’hanno coinvolto

La lentezza che ha attraversato tutto il film mi ha dato un senso di gran pace e ho capito che l’elaborazione delle fragilità, dei sensi di colpa e della dipendenza, hanno bisogno di tempo, tanto tempo.

Che tutto il nostro correre è vano se manchiamo di progettualità chiara.

Il parlare e il confrontarci sulla percezione del termine della vita mi ha dato, stranamente, una profonda serenità.

Una cosa è certa:ho abolito l’avverbio ORMAI che nella mia vita aveva già preso il sapore della conclusione…

Intrattenendoci piacevolmente con persone competenti abbiamo inoltre preso coscienza che alimentazione corretta e movimento quotidiano non sono sinonimo di giovinezza eterna, ma sono garanzia di utilizzo al meglio delle proprie capacità e potenzialità.

Questo Percorso è stato illuminante perché abbiamo analizzato concretamente la nostra posizione di persone che hanno terminato la propria vita nell’ambito del lavoro retribuito, per immetterci con gioia nel tempo donato, per diventare positivi, per essere ancora attivi a 360°, per apportare non solo la saggezza degli anni, ma anche la competenza e la professionalità acquisite.

Più volte mi sono sorpresa a pensare, durante questo Percorso, nella sala di informatica, agli anni della prima adolescenza, quando a scuola impegnavo i momenti che mi annoiavano e che non mi vedevano particolarmente interessata, a perfezionare la calligrafia di qualche lettera maiuscola, (ricordo in particolare la M) ripetendo per tutto il foglio bianco che avevo davanti la versione che avevo scoperto mi piaceva particolarmente, in scrittura gotica o similari. Usare la penna è sempre stato un gran piacere e l’uso della calligrafia altrettanto, quasi un piacere fisico.

Lo stesso dicasi per la lettura, per altri motivi. Mi permetteva di isolarmi e di vivere quello che leggevo.

Tutto questo per far capire, caro amico che stai leggendo queste due righe, quale può essere stato il mio atteggiamento nei confronti della macchina computer. Che abbia esercitato un certo fascino non lo nego, ma la mia inadeguatezza mentale nei suoi confronti è sempre stata grande.

Ebbene la SFIDA con me stessa è stata vinta. Non solo ho imparato, ma mi piace molto e mi diverto.

Il tutto senza affaticare le dita che attualmente soffrono per l’artrosi e le mani che s’informicolano a causa del tunnel carpale, vanificando la riuscita di uno scritto lineare. A casa il computer è sulla scrivania di mio figlio nella sua camera, e proprio l’altra sera si è fermato a guardarmi mentre scrivevo a un amico. Quando ho un’ombra alle spalle ho sempre paura d’avere sbagliato e m’inibisce un po’. Tanto più che i suoi giudizi sono lapidari e impietosi. Un po’ mi divertono e ci rido su, un po’ mi offendono e tengo il muso. Una cosa è certa: sono veri e non menzonieri. Ebbene, ho chiesto se qualcosa non andava e lui mi ha risposto che era stupito dalla dimestichezza che avevo acquisito con il mouse e la tastiera. Questo è stato per me un gran complimento,e la gioia che ho provato è aumentata quando mia sorella mi ha telefonato per chiedermi di fare una veloce ricerca su un punto di ricamo.

Ha avuto il sapore di una piccola rivincita: finalmente so fare qualcosa che non tutte le persone della mia età sanno fare, divertendomi.

L’obiettivo futuro è la disponibilità ad utilizzare le conoscenze acquisite lasciando la porta aperta a nuove esperienze.

Grazie a chi ha creduto in questo progetto, a chi con grande competenza e pazienza mi ha condotto per mano e all’affettuoso e sensibile sostegno degli indispensabili amici del gruppo.

 

TORNA A PRIMA PAGINA